Polveri, gas neutro e ionizzato, campo magnetico e raggi cosmici popolano lo spazio interplanetario in cui è presente il vento solare ed il cui
limite e posto a circa 100 unità astronomiche di distanza dal Sole, ossia oltre il doppio della distanza dal sole di Plutone.
Una prima ipotesi sulla formazione del Sistema Solare fu fatta da Cartesio. Secondo le sue teorie, all'inizio c'era soltanto spazio dotato
di movimento. In seguito alla presenza di vari vortici, le particelle più leggere si sarebbero spostate all'esterno, mentre quelle più pesanti
verso l'interno di ogni vortice, condensandosi a formare i singoli pianeti e satelliti.
Successivamente altre teorie da parte di importanti studiosi come Kant e Laplace ipotizzavano la presenza di una primordiale nebulosa
formata da materiale uniformemente distribuito e che si sarebbe condensata grazie all'attrazione newtoniana fra le particelle.
Grazie alle moderne tecniche di ricerca è stato possibile affermare con un buon margine di certezza che il Sistema Solare si è formato circa 4,56
miliardi di anni fa. E' difficile stabilirne con certezza la sua formazione, ma è possibile ottenere buoni risultati studiando la formazione di
successive stelle di massa simile a quella del Sole.
Infatti ogni caratteristica di una stella, dalla fase della sua nascita sino alla sua maturità, dipendono dalla sua massa.
Le nubi hanno temperature molto basse e sono molto opache, irraggiano solo nel lontano infrarosso, che l'atmosfera terrestre assorbe completamente.
Lo studio è però possibile grazie alle osservazioni dello spazio con il satellite per infrarosso IRAS.
Si è così potuto assistere alle prime fasi di condensazione di protostelle a partire dal mezzo interstellare, stabilendo che la protostella si contrae
ed acquista materia sul piano dell'equatore, mentre allo stesso tempo ne espelle violentemente altra lungo le due opposte direzioni del suo asse polare.
Queste osservazioni permettono di concludere che anche il giovane sole doveva essere circondato da un disco di gas e polveri, simile alla nebulosa
ipotizzata da Kant e Laplace, impiegando circa 50 milioni di anni per raggiungere la sua fase di stabilità, che dovrebbe durare circa altri 5 miliardi di anni.
Sulla formazione dei pianeti sono state fatte diverse teorie, ma nessuna ancora provata con successo. L'ipotesi più plausibile rimane quella dell'accumulo
di particelle. I granuli vengono a collidere fra loro e si appiccicano, cioè coagulano, per poi accumularsi ed aggregarsi in corpi più grandi e cominciano
a sedimentare verso il piano centrale della nebulosa, formando un disco molto sottile.
Con il procedere della sedimentazione, la massa del disco diviene instabile ed esso si rompe in un gran numero di corpi di circa 1 km di diametro detti
planetesimali (si valuta che nell'orbita di Marte ve ne siano ancora circa mille miliardi). In conseguenza di collisioni casuali avviene poi l'accumulo
dei planetesimali, sino a formare i veri e propri pianeti.
Tra circa 5 miliardi di anni si avrà la fase evolutiva finale del Sistema Solare. Il Sole si trasformerà in una stella gigante rossa, con un raggio 200
volte superiore a quello attuale, inghiottendo nella sua superfice Mercurio, Venere, la Terra e forse anche Marte.
Dopo circa mezzo milione di anni, l'estesa e rarefatta atmosfera del Sole sarà completamente dispersa nello spazio e resterà solo il nocciolo centrale,
piccolo e caldo, ma 10000 volte meno luminoso del Sole attuale, avviandosi ad una lenta fine per raffreddamento.