Da qualche anno a questa parte, ultimamente sempre più, si sente parlare di Cloud computing, oppure
Cloud programming, o più semplicemente di Cloud. Ma di che si tratta?
Cerchiamo di capirlo tramite un esempio pratico che può interessare tutti i programmatori e gestori di siti internet.
Per favorire la propria attività, decidiamo di aprire un piccolo e-commerce su internet ove sia possibile acquistare i
nostri prodotti, ad esempio gadget e regalini vari.
Predisponiamo il sito, acquistiamo un dominio e, con un investimento minimo, un normale spazio hosting base, più che
sufficiente per le normali e modeste affluenze giornaliere della nostra clientela.
Poi, nel periodo natalizio, avviene il crack: gli utenti aumentano a dismisura, tanto che il sistema non regge e di fatto
diventa impossibile accedere ai prodotti ed effettuare gli ordini; un vero disastro!
Dopo qualche giorno tutto torna alla normalità, ma abbiamo perso una grossa opportunità di business.
Con i metodi tradizionali abbiamo solo due possibilità: o non fare nulla, accettando il black-out del periodo natalizio e di
eventuali altri boom periodici annuali, oppure potenziamo la struttura, magari acquistando un server dedicato con una più grande
banda garantita. Ma in questo caso la spesa lievita in modo notevole, e ci troviamo con un sistema che è sì in grado di
supportare i picchi di richiesta, ma che risulta certamente sovradimensionato per la restante parte dell'anno.
Ed ecco la nuova possibile soluzione Cloud (dall'inglese nuvola), che espresso nei minimi termini significa, tramite la
virtualizzazione delle risorse, la possibilità di impegnare memoria di massa, memoria ram ed ampiezza di banda in modo elastico
e variabile, a seconda della necessità. E' possibile dunque avere una solozuione di impegno minimo durante la maggior parte
dell'anno, per poi accedere alle risorse aggiuntive necessarie durante i momenti di necessità, come quelli del periodo natalizio,
e dopo ritornare alla situazione normale, pagando sempre in base alla qualità dei servizi acquistati.
Si ha quindi una ottimizzazione non solo delle risorse, ma anche dei costi, che sono superiori rispetto ad un hosting
normale base, ma sicuramente inferiori al potenziamento classico previsto dal vecchi metodi, e con una affidabilità di gran lunga
superiore grazie alla ridondanza di tutti i componenti del cloud.
Uno fra i primi fornitori di tale tecnologia è stato Amazon nel 2006, poi seguito da Google, Hp, Ibm, Microsoft e tanti altri.
Purtroppo per ora non c'è un vero standard, ognuno ha sviluppato il prodotto a modo suo. Anche il passaggio delle applicazioni
dall'hosting normale a quello cloud non è del tutto indolore, e di fatto la nuova tecnologia al momento può essere utile
solo per le grandi realtà.
Ma sono convinto che nel futuro a breve termine la situazione cambierà e tale tecnologia sarà disponibile, magari in versione
'lite' a tutti, anche senza interventi sul codice, ed in modo del tutto trasparente: l'ideale è che sia lo stesso cloud in
grado di ordinare, entro certi limiti predisposti, le risorse aggiuntive, quando necessario, diventando in grado di auto tararsi
da solo in ogni momento. Ma per ora non è così.