L'arrivo del nuovo anno 2019 ci porta come regalo l'obbligo della Fatturazione Elettronica.
Tale obbligo, in vigore già da alcuni anni per tutte le fatture emesse nei confronti delle società
della pubblica amministrazione (comuni, forze dell'ordine, ecc.), scatta ora per la quasi totalità
delle imprese.
Sono escluse da tale obbligo solo le piccole partite iva con regime dei minimi o regime forfettario.
Il nuovo sistema prevede che tramite diversi strumenti venga effettuata la compilazione della
fattura elettronica inviandola al sistema di interscambio, da cui verrà poi recapitata e messa a
disposizione del destinatario.
La procedura dunque riguarda sia le fatture attive emesse, sia quelle passive ricevute (parliamo quindi
sia di fatture clienti che di fatture fornitori), ed il sistema di interscambio consente un veloce scambio
di informazioni a livello elettronico, con più possibilità di controllo e minori errori.
Certamente è una bella cosa; meno bello è il suo requisito di "obbligatorietà". Le cose imposte mi lasciano
sempre in bocca un po' il sapore di prepotenza e dittatura.
Sono stati messi a disposizione dalla Agenzia delle Entrate degli ottimi strumenti gratuiti. Ad esempio, in
modo completamente gratis, è possibile accedere al portale di "Fatture e Corrispettivi", previa una registrazione
ad esempio a "Fisconline", ove gestire tutte le fatture attive e passive ed adempiere anche all'obbligo di
conservazione digitale per almeno 10 anni.
In alternativa ci sono on-line altre buone offerte per gestire le fatture elettroniche; basti pensare al pacchetto
di Aruba che costa circa 25 euro + iva all'anno.
Ma non si può pretendere che milioni di professionisti, specie quelli non proprio giovanissimi, siano in grado
di adeguarsi alle nuove normative in modo autonomo. Non ha senso pretendere che un muratore, un agricoltore,
chiunque effettua un lavoro manuale e magari non ha un computer ed ha scarsa familiarità anche con i cellulari di
nuova generazione, dedichi tempo prezioso tralasciando la sua attività per cercare di "informatizzarsi".
La nuova norma fa si che un sacco di professionisti di fatto deleghi al proprio commercialista la gestione della
fattura elettronica, con l'immediato effetto di un aumento dei costi.
Tra l'altro, recentemente è saltato fuori il problema di tutte le ditte residenti in comuni disagiati di alta
montagna, che qui in Piemonte non sono pochi, in cui Internet e la connessione dati cellulari non esiste. Pare
sia in vista una deroga almeno per loro (ci mancherebbe altro!).
Di fatto sarebbe stato molto preferibile un approccio del tutto diverso, di tipo propositivo, come effettuato già
da alcuni anni per altre questioni ad esempio dalle banche.
Le banche non mi stanno particolarmente a cuore, ma devo dire che ho apprezzato molto la loro politica in vigore
già da qualche tempo: aderisci all'home banking effettuando le operazioni on-line in totale autonomia, e risparmi
i costi delle operazioni; passi alla smaterializzazione dei documenti, ricevendo ogni comunicazione via web e
non più cartacea ed hai una ulteriore notevole diminuzione dei costi fissi.
Il tutto in forma volontaria: chi vuole ed è in grado di farlo passa alla nuova modalità, ma chi non è per niente
informatizzato ed è costretto o preferisce continuare nel vecchio modo può farlo benissimo; è una sua scelta, non
una cosa "IMPOSTA".