Dopo anni di relativa tranquillità e ristagno, caratterizzati solo da sporadici interventi per evitare possibili penalizzazioni
dei nuovi algoritmi di posizionamento di Google, il 2015 sarà a lungo ricordato dagli sviluppatori web come l'anno della rivoluzione,
dei cambiamenti sostanziali.
La criticità è venuta a galla nel mese di maggio, quando sono emersi più o meno in contemporanea due fatti distinti, che da tempo
stavano lievitando in sordina, piuttosto importanti.
Google Responsive
Il primo in ordine cronologico è la necessità di ristrutturare tutti i siti rendendoli reattivi, ossia adeguandoli al Responsive, un
tipo di comportamento intelligente del codice che permette alle pagine del sito di adattarsi automaticamente alle dimensioni dello schermo
di qualunque dispositivo (PC desktop e notebook con varie risoluzioni, tablet, smart phone)
La cosa era nell'aria già da alcuni mesi ed è esplosa quando Google ha reso noto che a partire dal 21 aprile 2015 l'adattamento al Responsive
di un sito web, altrimenti detto versione mobile-friendly, diventa prioritario ai fini del posizionamento nel suo motore di ricerca.
La modifica di per sè non è obbligatoria, ma pare chiaro che un sito non mobile-friendly sia destinato a scivolare ben presto in coda, al
fondo delle pagine dei risultati di ricerca, per cui è bene adeguarsi appena possibile.
Del resto le statistiche parlano chiaro: ormai le connessioni e visite da cellulari hanno abbondantemente superato il 40% delle visite totali
e non possono più essere trascurate o ritenute meno importanti. E la tendenza è, naturalmente, verso un ulteriore incremento.
L'intervento di sistemazione è piuttosto consistente e spesso è meglio riscrivere da zero una pagina piuttosto che cercare di convertirla. Dal punto
di vista dell'utente finale, invece, la cosa è molto semplice: collegandosi da un desktop si ha una situazione pressochè invariata rispetto a prima,
mentre collegandosi da un cellulare la pagina è completamente diversa da quella desktop e deve permettere tutte le operazioni di lettura, scorrimento,
click sui collegamenti, ecc. direttamente, senza che sia necessario il fastidioso ingrandimento di porzioni di pagina.
Su Google trovate utili consigli e guide su come operare tale cambiamento, ed alla pagina
mobile-friendly trovate
un apposito tool per testare il vostro sito e vedere se rispetta le regole di compatibilità previste.
Cookies Law
Il secondo intervento critico è dovuto alla scadenza dei termini previsti per l'adeguamento dei siti, il 2 giugno 2015, alle norme della legge
soprannominata "Cookies Law", legge dell’8 maggio 2014, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.126 del 3 giugno 2014, che potete visionare su
garanteprivacy.
Riassunta in pochissime parole tale legge dice che qualunque sito utilizzi dei cookies propri e di terzi è tenuto ad adeguare i siti al rispetto di
alcune regole, che a seconda della tipologia di cookies prevedono sia una informativa dettagliata che un banner di informativa breve con richiesta
del consenso.
I cookies esistono da sempre e sono dei piccoli file memorizzati sul computer dell'utente che si collega a un sito ove si segnano determinate informazioni
utili per i suoi successivi collegamenti al medesimo sito.
Sono i cookies, ad esempio, che permettono di memorizzare la password di un accesso alla posta webmail, a facebook o ad altri servizi, in mdoo da
non essere costretti a doverla ridigitare ad ogni nuovo accesso.
La normativa, che recepisce una precedente legge della Comunità Europea, nasce con lo scopo di proteggere la privacy degli utenti dall'utilizzo
indiscriminato e senza una preventiva richiesta di consenso dei cookies di profilazione, molto usati dalle campagne pubblicitarie.
Il non adeguamento alla normativa prevede delle multe, indicate nel testo della sopra citata legge, a dir poco astronomiche:
si parla da 10.000 (diecimila) a 120.000 (centoventimila) Euro!
Però come al solito la legge non è chiarissima, specie perchè i webmaster non sono avvocati abituati a interpretare le leggi, per cui ha creato
fermento e panico nella quasi totalità dei siti: anche se sono rari, e di sicuro non quelli piccolini o semplici blog, ad usare direttamente
cookies di profilazione (un privato che mette su un sito con quattro foto e un po' di descrizioni, di fatto, non sa neanche cosa sono, nè tanto meno
come si gestiscono i cookies), bene o male tutti usano script servizi di terzi come google analytics, google maps, youtube, pulsanti social, ecc.
Per questo navigando state ora tutti cristonando dalla invasione barbarica di questi banner. Ma non prendetevela con i webmaster, non sono loro
che hanno deciso di aggiungere queste brutture, sono stati costretti. E ricordatevi che se date il consenso in modo che nei siti che frequentate
più sovente sparisce tale banner, se dopo un po fate una pulizia dei file temporanei e cookies, i banner sateranno di nuovo fuori...