La diffusa tendenza dei comuni nel XIV secolo ad esonerare i propri cittadini dagli impegni militari affidando la gestione
a professionisti esterni favorì lo sviluppo delle 'compagnie di ventura'.
Si trattava di eserciti privati più o meno numerosi dediti alla guerra, il cui capo, di solito un nobile, stipulava con il
comune un regolare contratto di 'condotta', con cui lui ed il suo esercito si impegnavano a servire la città, in pace ed in
guerra, dietro un adeguato compenso.
Il ricorso sempre più massiccio ai mercenari si rivelò ben presto causa di numerosi inconvenienti: non era raro che le compagnie
di ventura, non pagate o insoddisfatte del compenso, si trasformassero in orde barbariche, e spesso si dovette addirittura
pagarle non per i servigi resi, ma semplicemente per allontanarle e far cessare le violenze.
I primi mercenari erano generalmente tedeschi, ma in seguito ce ne furono di varia provenienza: inglesi, gallesi, bretoni.
Una delle compagnie più famose fu la famigerata 'Compagnia Bianca', chiamata in Piemonte dal marchese di Monferrato, che era
in guerra con i Visconti di Milano e con Amedeo VI di Savoia.
Nel 1361 la Compagnia Bianca iniziò le scorrerie nel canavese, ed a fine anno riuscì a stringere d'assedio persino Amedeo VI
di Savoia, il Conte Verde, giunto per respingere i venturieri.
Il conte fu costretto a comprare la libertà sborsando un enorme riscatto in fiorini d'oro, e non potè evitare il proseguire
delle scorrerie dei mercenari nei territori di Alessandria, Vercelli e Novara.
Le compagnie di ventura portarono alcune innovazioni nelle tattiche di guerra, tra cui la diffusione anche in Piemonte dell'uso
del 'longbow', l'arco lungo inglese, particolarmente efficace.