Uno dei protagonisti del panorama piemontese del Trecento fu Amedeo VI di Savoia, il Conte Verde, che succeduto al padre nel 1343
ancora minorenne resse le sorti della dinastia sino alla morte, nel 1383.
Pare che l'appellativo di Conte Verde derivi dal fatto che quello fosse il colore da lui preferito, ed esibito da lui e dai suoi
cavalieri durante un importante torneo.
E proprio i tornei, in vecchio stile Tavola Rotonda del mitico Re Artù, insieme a tutta una serie di altri atteggiamenti, caratterizzarono
la vita del Conte.
Un esempio eclatante del nuovo rinnovato spirito cavalleresco fu la sua investitura a cavaliere direttamente 'sul campo',
poco prima del segnale di assalto in una importante battaglia.
Ci furono inoltre altri due fatti importanti che rappresentano il suo profondo ideale cavalleresco: la fondazione della Compagnia
del Collare, che caratterizzerà la Casa Savoia per diversi secoli, e la partecipazione alla Crociata.
La sua spedizione in Oriente fu molto positiva dal punto di vista dei risultati: conquistò diverse roccaforti turche e riuscì ad
ottenere la liberazione dell'imperatore Giovanni di Costantinopoli. Ma il dispendio di risorse fu enorme ed egli fu costretto
a contrarre gravi debiti presso le banche.
La sua politica in Piemonte lo porse ad avere contrasti con tute le altre potenze in gioco: dai francesi del Delfinato, ai Visconti
milanesi, agli Angiò, ai marchesati del Monferrato e di Saluzzo.
Ma il suo atteggiamento fu molto accorto, ed in seguito alla sua politica di accordi, matrimoni e concessioni, riuscì ad imporre
la sovranità dei Savoia su vari possedimenti, raggiungendo il culmine con la dedizione di Cuneo, con cui si estendono i possedimenti
verso il sud e verso Nizza, avvicindandosi sempre più all'ambito sbocco marittimo, essenziale per i commerci.