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La ControRiforma

(Piemonte - XVI Secolo)



La lotta alle eresie ed i primi tentativi di riforma in Piemonte fu presa inizialmente dalle autorità civili nel 1542, ed acquistò un significato politico quando Emanuele Filiberto assunse il governo del ducato.

Si trattava comunque di interventi molto lievi, che acquistarono un carattere più deciso solo dopo la conclusione del concilio di Trento e con la lenta introduzione delle sue norme.


I primi impulsi al cambiamento si ebbero a partire dal 1565 in cui si iniziarono e tenere sinodi per la promulgazione dei decreti tridentini ed iniziarono regolari visite dei nunzi apostolici, che erano espressione diretta del potere centrale della Curia romana.

Si stabilirono regole per convocare regolarmente i futuri sinodi e norme per le visite pastorali dei vescovi, con cadenza annuale, oltre che per amministrare i sacramenti come la cresima, anche per affermare l'autorità e controllare il clero ed i costumi locali.

In Piemonte la controriforma fu comunque più difficile rispetto alle altre regioni italiane in quanto lo Stato sabaudo godeva di un particolare indulto, che sarà confermato sino al XVII secolo, per nominare le alte cariche ecclesiastiche, come i vescovi.

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In questo modo i vescovi erano sempre favorevoli al Duca e sottoposti alla sua influenza, inoltre partecipavano anche alla vita politica, ai consigli ducali e spesso alla diplomazia.

Fu anche per questo che l'effettiva applicazione dei decreti tridentini in Piemonte fu così lenta, tanto da richiere addirittura un paio di secoli.

I primi cambiamenti riguardarono gli ordini monastici che nella seconda metà del Cinquecento vivevano una situazione di grave degrado dei costumi. Grazie alle visite apostoliche ci furono interventi di cambiamenti di regola, trasferimento di monaci e anche definitiva soppressione della vita monastica.

Nel frattempo inizia l'opera di nuovi Ordini regolari, fra cui spiccano i Gesuiti ed i Cappuccini, fortemente appoggiati dal governo ducale. Essi ebbero notevole importanza nella missione di riforma occupandosi in particolare della istruzione ed educazione dei giovani e della formazione della nobiltà.


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