Dopo alcune presenze temporanee di passaggio, nel Quattrocento si registrano pian piano i primi
insediamenti ebraici in Piemonte.
Uno fra i primi accertato è a Savigliano, ove due fratelli ebrei sostituirono l'attività di prestito del
banco dei pegni cristiano, appena soppresso.
La presenza degli ebrei, che di base non avevano diritti, era regolata da appositi permessi ducali. Grazie
al pagamento di esosi contributi, agli ebrei era permesso di aprire una attività, in genere di prestare denaro,
di diventare residenti, costruire case e sinagoghe.
Essi avevano diritti limitati, ai fini della legge erano considerati stranieri, ed erano segregati in apposite
aree circoscritte, i Ghetti.
La scarsa presenza degli ebrei in Piemonte e la loro dispersione geografica creava anche seri problemi per
i matrimoni. Le unioni promiscue, tra ebrei e cristiani, erano vietate.
Era impossibile impedire amori giovanili promiscui, ma si cercava in ogni caso di limitarsi a matrimoni "puri".
La costruzione del matrimonio richiedeva tempo, trasformandosi a volte in un vero mestiere, e spesso determinava
spostamenti da un centro all'altro, soprattutto delle donne che generalmente seguivano il marito.
Le liti fra le diverse comunità erano frequenti, e spesso legate alle conversioni forzate. Non era raro il
ratto di un bambino Ebreo fatto allo scopo di battezzarlo segretamente.
Le cose cambiarono decisamente quando nella seconda metà del Cinquecento Emanuele Filiberto riprese vittoriosamente
possesso del ducato.
Egli emanò un apposito decreto di privilegi per gli Ebrei permettendo un maggior inserimento della comunità nel
tessuto finanziario e commerciale della regione.
Ciò permise inoltre un notevole aumento demografico delle comunità ebraiche, grazie anche alle espulsioni
avvenute prima in Francia e poi in Spagna.