Dopo il lungo regno di Carlo Emanuele, nonostante le tante e costose guerre, gli assetti politici ed istituzionali
ne escono addirittura rafforzati.
Un grosso problema era rappresentato dalle finanze. La continua necessità di denaro per far fronte alle guerre rese
necessaria l'introduzione di una tassa straordinaria che si aggiungeva a quelle storiche. Furono tassati i mercanti,
gli artigiani, i mezzadri.
Nasce la figura dei procacciatori di denaro, in grado di sovvenzionare il duca prestandogli grosse somme, spesso in
cambio di terre, feudi, onori e titoli nobiliari. Tra le famiglie che in tal modo acquisirono notevole rilievo
ricordiamo i Dal Pozzo e gli Scaglia.
L'aumento di nobili e della aristocrazia durante il regno di Carlo Emanuele fu anche uno dei motivi che spinsero
il duca ad allontanarsi dalla Spagna, in quanto molti dei nuovi aristocratici, non che fossero filo-francesi, erano
interessati alla politica della "terza via" avviata dal Duca e speravano che l'espansione del ducato in Italia
potesse giovare anche ai loro possedimenti, spesso divisi tra territorio sabaudo e gonzaghesco.
I nobili piemontesi erano molto fedeli al duca, anche perchè il loro potere economico era molto distante da quello
di Carlo Emanuele, e le nuove investiture non facevano che aumentare il loro numero e diminuirne il singolo peso
politico.
Per cercare di riordinare le finanze, sempre in crisi, il Piemonte venne diviso in dodici provincie che dovevano
fungere da unità nello stesso tempo amministrative, fiscali e giudiziarie.
L'economia del Piemonte si basava in gran parte sul settore agricolo. Ebbere un notevole incremento le attività
di bachicoltura e filatura della seta, regolamentate dallo Stato, che alimentavano le esportazioni verso Genova,
Milano e Lione.
Si distingue anche una notevole attività mercantile legata al porto di Nizza, e nascono vari progetti, rimasti
incompiuti, che miravano alla crescita di Nizza proponendola come capitale economica del ducato.
Sotto il regno di Carmlo Emanuele l'organizzazione militare fu molto sollecitata dalle continue guerre, ed anche
la suddivisione del territorio in dodici provincie ne fu una conseguenza, nel tentativo di migliorare la
ripartizione degli oneri per l'esercito.
La milizia era in linea di massima suddivisa tra la milizia generale, che prevedeva turni al massimo mensili, e
milizia scelta, della durata di un anno.
Le sempre maggiori esigenze di truppe professionalmente più preparate e sicure portò ad un graduale aumento del
reclutamento di milizia scelta al posto di quella generale. Le reclutazioni erano a carico dei singoli comuni e
non c'era di fatto una regola generale per quanto riguarda i ruoli e le competenze per l'approvvigionamento
e la paga delle milizie.