La peste, detta anche morte nera, si ripresenta in gravi epidemie nel Seicento in tutta Europa,
colpendo anche i territori dello stato Sabaudo.
L'ondata più grave fu quella del 1630. Oltre a focolai interni, il dilagare della malattia fu causato dal convergere
delle truppe francesi da una parte ed imperiali spagnole dall'altra, entrambe contagiate dal morbo.
E' stato accertato che il veicolo di diffusione era una piccola pulce dei topi. Ma per anni le cause furono
sconosciute ai medici del tempo e si fantasticavano opinioni e rimedi stravaganti, perseguitando i supposti
untori, diffusori della peste.
Inizialmente la diagnosi della peste era spesso incerta, e gli stessi medici, per paura di essere confinati,
preferivano ignorare l'evidenza.
In caso di contagio le principali misure erano cercare di isolare i focolai e si consigliava l'abbandono delle
città. Al primo insorgere dell'epidemia i cittadini più facoltosi, comprese le alte cariche dello stato, si
rifugiavano nelle loro dimore di campagna.
Nel caso di Torino fuggì senza autorizzazione la maggior parte dei consiglieri. Fra i pochi che rimasero a
fronteggiare la situazione si distinsero Giovanni Francesco Fiocchetto, medico ducale, e Gian Francesco
Bellezia, sindaco di Torino.
Durante le epidemie, medici e chirurghi pagarono un caro prezzo alla peste. Ad esempio, nel caso di
Carmagnola, durante la peste del 1630, dei cinque medici ordinari che prestarono servizio curando gli appestati
ne sopravvisse soltanto uno.
Per tutelare la salute pubblica venivano messi al bando i paesi infetti, mentre con quelli sospetti era obbligatorio
sospendere i rapporti commerciali.
Uno dei principali strumenti per arginare il contagio fu l'organizzazione di lazzaretti in edifici fuori città
per la reclusione degli infetti.
I monatti, indispensabili e molto temuti, erano incaricati del trasporto di feriti e cadaveri, della pulizia e
disinfezione delle abitazioni e delle strade, oltre che dell'assistenza nei lazzaretti.
Con la peste si aveva anche un progressivo aumento dei poveri a causa della diminuzione della domanda di lavoro
e furono presi opportuni provvedimenti per soccorre i mendicanti.
La peste era anche detta "Flagello di Dio" e si riteneva che fosse un castigo divino, per questo si moltiplicavano
le preghiere ed i voti. Col progredire dell'epidemia comparvero anche i rimedi taumaturgici. Ad esempio a Torino
si fece uso dell'olio miracoloso prelevato da una lampada della chiesa della Madonna delle Grazie...