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I nobili subalpini

(Piemonte - XVI Secolo)



Nel corso del secolo, in seguito alla occupazione francese ed al successivo lento ristabilirsi del potere sabaudo, la nobiltà piemontese conosce diverse sfaccettature.

Accanto ad antiche famiglie di nobili come i Biandrate e gli Asinari, spesso divisi anche al loro interno fra l'appoggio al duca sabaudo e l'atteggiamento filo-francese, si assiste ad una sorta di "svalutazione" dei titoli nobiliari, cui approdano diverse nuove famiglie.


L'acquisizione di un titolo nobiliare era tutt'altro che facile, ma non impossibile. I primi passi consistevano nell'acquisire il "consegnamento" di uno stemma ufficiale e nell'acquistare, grazie al patrimonio accumulato tramite il commercio e spesso anche tramite l'usura, di possedimenti feudali.

L'aumento di prestigio e le promesse di dedizione fiscale favorivano poi il passo finale con cui il duca conferiva il titolo nobiliare, proprio come fosse un "patentino".

Zoom della foto

Un altro aspetto della nuova nobiltà piemontese deriva dal trasferimento, per vari motivi, nella regione di esponenti di alcune grandi famiglie dell'Italia settentrionale, fra cui spiccano Giovanni Gerolamo Doria e il marchese Filippo d'Este.

Il Doria era l'esponente del ramo cadetto dell'importante famiglia genovese e ricevette il feudo di Ciriè in seguito all'acquisto sabaudo del feudo di Oneglia, mentre Filippo apparteneva al ramo cadetto della casa ducale ferrarese ed ottenne il marchesato di Lanzo in seguito al matrimonio con Maria di Savoia, figlia naturale di Emanuele Filiberto.


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