Nel Piemonte del Duecento erano molto diffusi gli "Ospedali", nei quali venivano accolti soprattutto
viandanti, pellegrini e poveri in genere, oltre a negozianti o mercanti in viaggio.
Poco per volta però viaggiatori, pellegrini e viandanti in genere si spostarono nelle sempre più
fiorenti locande a pagamento, ove potevano trovare ricovero anche per le loro bestie da traino
o mercanzie. Gli ospedali divennero dunque principalmente un ricovero per i poveri.
Essi erano gestiti dagli enti religiosi e si mantenevano grazie ai lasciti ed alle donazioni. Solo nel secolo
seguente l'intervento dei governi cittadini iniziò pian piano a sostituirsi al potere ecclesiastico
nel controllo degli ospedali.
All'inizio, dunque, gli ospedali erano solo rivolti alla carità, a vitto ed alloggio per gli indigenti, non
alla cura delle malattie, nonostante fossero presenti diverse università divenute sedi qualificate per la
formazione dei dottori in medicina, nei cui curriculum però l'esercizio pratico era assolutamente
trascurato.
Successivamente, nel XV secolo, ci sarà una importante riforma ospedaliera la cui opera principale sarà
l'accorpamento dei vari istituti ospedalieri (che a volte erano così piccoli da avere anche solo 3 o 4 posti
letto) in uno o al massimo due per ogni città, contribuendo ad aumentarne l'efficienza e contenerne le spese.
A fine Quattrocento l'ospedale inizia anche la sua funzione terapeutica: uno dei primi fu l'ospedale della
Santa Croce di Cuneo che nel 1488 stipulò un contratto con un medico ed un chirugo per regolari visite
settimanali ai pazienti ricoverati.