Emanuele Filiberto ebbe l'accortezza di scegliere Torino come nuova capitale del ducato, nella metà del Cinquecento,
luogo ideale grazie alla sua posizione strategica per le vie di transito dall'Italia alla Francia, e più facile
da difendere, grazie alla cerchia delle Alpi che la circonda, rispetto alla precedente Chambery.
Stretto nelle morse delle potenze straniere, il duca era ben consapevole della inferiorità militare del Piemonte,
scelse quindi di adottare una accorta politica di neutralità per evitare conflitti.
Allo stesso tempo, però, iniziò una grande riforma per potenziare il suo esercito ed accrescerne la stima ed il
rispetto da parte degli altri stati, sempre con l'intento non di effettuare campagne di guerra, ma di rafforzare
le difese.
Diede così origine alle milizie paesane. Secondo un decreto ducale, ogni parrocchia e comunità doveva formare
squadre di 25 uomini; 4 squadre limitrofe formavano una centuria, 4 centurie una compagnia e 6 compagnie un
colonnellato.
I resoconti finali di questa azione di arruolamento non sono molto precisi e ci sono parecchie discordanze: nel complesso
si stima che i miliziani fossero circa 20.000.
In secondo luogo il duca, avvalendosi del consulto di importanti tecnici, procedette alla ristrutturazione delle
difese fortificate, e cercò di diminuire l'influenza del potere feudale dei suoi vassalli, spingendoli ad entrare
nella nuova cavalleria che affianca la milizia paesana.
Accanto alle milizie, furono creati anche alcuni corpi speciali più professionali: gli archibugieri a cavallo,
gli arcieri e gli alabardieri. Furono anche potenziati il corpo dei bombardieri e la produzione degli strumenti
bellici, con una apposita fonderia di cannoni, una officina delle polveri ed una fabbrica di armi.
Il tocco finale fu l'assoldamento di una compagnia di guardie svizzere, merceneri di professione, che si aggiungono
come reparti di guardia a disposizione del duca alle due compagnie, pagate dal re di Spagna e dal re di Francia,
di stazza a Vercelli e in Savoia.