Pioggia che dolcemente
bagni
il mio corpo asciutto
lavando
tutti i dispiaceri
lasciandomi
calmo ed inerte;
mi abbandono a te, come
un gabbiano
ad alito di vento,
un pesciolino
a calda corrente marina,
un bambino
alle braccia della madre,
una donna
a quelle del suo uomo.
Questa poesia risale a fine agosto 1984. Dopo una corsa tra i boschi del monte Beigua, ed oltre sino alla cima dell'Ermetta, stanco mi butto a terra a pensare e mi coglie la pioggia.
E' un vero sollievo, per nulla fastidiosa, anzi benaccetta. Lascio con piacere che purifichi il mio corpo, e magari anche un po' la mente, in quel periodo sempre molto turbata...