La primavera è il tempo degli arrivi. Al torrente è arrivata tanta acqua nuova dai nevai che si sfanno, e la
sua voce canta più alta fra i ciottoli, parla più tenera fra i salici.
I meli, i peschi hanno già ricevuto la fioritura rosea e bianca, e tremando la innalzano nell'azzurro.
Sotto ogni mazzolino di fiori fa capolino il cartoccetto delle foglie; fra poco la buccia si romperà, e
le foglie si apriranno, piccine, tenere e lustre.
Sui solchi, il grano verdazzurro vibra, lancia per lancia, rimescolato dal tepore del sole.
Alla grondaia sono arrivate le rondini e rattoppano i buchi dei vecchi nidi; volano, svolano, ancora portandosi
intorno un riflesso del gran mare che hanno attraversato. Sui ramoscelli più nuovi della macchia si posano
le capinere, attillate e svelte, attente a esplorare l'orto.
Dinanzi alla casa tubano le tortore, pensando al nido.
Per tutta la valle scende un vento fresco, e spazza, spolvera, scioglie gli ultimi nodi dell'inverno; porta
nel sole il fumo dei camini, il suono delle campane e le prime libere canzoni.