Il 21 ottobre 1520, Magellano entrò con le sue navi in una baia profonda dalle acque nere.
Aveva un aspetto strano ed ostile. Che paesaggio desolato! Non un segno di vita umana, nessuna vegetazione; nient'altro che
l'urlare dei venti.
Gli uomini guardarono, incerti, l'insenatura nera come l'inferno, circondata di monti. I piloti dichiararono unanimi che
quel profondo recesso della terra altro non poteva essere che un fiordo.
Ma Magellano, ossessionato dall'idea di uno stretto nascosto, ordinò alla "Sant'Antonio" ed alla "Concepcion" di
spingersi fin dove potevano arrivare e di tornare a riferire dopo cinque giorni.
Al quarto giorno le due navi tornarono, portando le notizie attese con ansia: sebbene non avessero raggiunto uno sbocco, erano
sicure che quello doveva essere uno stretto.
Magellano, allora, con coraggio incrollabile, trascinò le sue quattro navi, la "Trinidad", la "Victoria", la "Sant'Antonio" e la "Concepcion",
nel labirinto che egli chiamò lo stretto di "Todos los santos" (di tutti i santi), e a cui i posteri dettero il nome di
Stretto di Magellano.
Nessun essere vivente appariva sulle rive nude e gelate; eppure di notte si vedevano fiammeggiare dei fuochi sulle alture, Per questa ragione
i marinai chiamarono il passe "Tierra del fuego".
Quando dopo un mese di esplorazioni e di navigazione fra secche, scogli e raffiche di vento, lo stretto terminò ed apparve il mare aperto,
lacrime di gioia rigarono i volti di tutti gli uomini.