Chiuso nella gabbia di uno zoo, il gorilla assume con il passare degli anni un'espressione profondamente triste.
Sta seduto immobile per lunghissime ore. Lo sguardo è pieno di malinconia. Ha perduto la speranza di tornare libero,
e la vita è divenuta grigia, monotona, insopportabile.
Il fiero ghepardo, che scatenava i suoi muscoli nelle rapide corse per per la savana libera, istupidisce a poco a poco.
Percorre la gabbia in su e in giù, più di diecimila volte consecutive. Gli occhi sono inespressivi.
La pantera nera fissa tra le sbarre con gli occhi stralunati. L'impossibilità di sfogare i suoi istinti aggressivi la
rende furiosa, e lentamente la uccide.
Il leopardo che guizzava come un lampo giallo nella notte, ora si accanisce contro un muro, ne sgretola l'intonaco con
assalti disperati, pazzi.
Forse molti credono che ficcare un animale selvaggio tra le sbarre di una gabbia sia un comportamento pietoso.
E' invece disumano e insensato.
Soltanto nei grandi parchi, costruiti nella loro terra d'origine, lontano dalle insidie dell'uomo ma con la
vastità immensa degli orizzonti, queste splendide creature di Dio possono vivere.
Perchè ognuna di esse è nata libera, e perdere la libertà è come perdere la vita.