In una notte di tempesta un agnellino smarrito cercava rifugio nella campagna. Vide un grande ulivo spaccato; fece per
entrare nella spaccatura, ma subito l'ulivo gli disse: "Vattene! Non voglio mendicanti in casa".
Poco più giù l'agnellino trovò una buca bella fonda e disse fra sè: "Qui davvero starò ben nascosto". Ma una voce roca
venne dal fondo della buca e disse: "Vattene via! Sono il tasso, devo dormire sei mesi e non voglio essere disturbato".
L'agnellino stava per piangere, quando arrivò ad una siepe e pensò che lì avrebbe potuto rifugiarsi. "Bambino mio -
disse subito la siepe con una vocetta secca, ma buona - io ti accolgo volentieri; bada però che ho molte spine e mi
dispiacerebbe farti male".
"Ho il pelo lungo io..." disse l'agnellino consolato. E si cacciò dentro la siepe. Nè il lupo, nè il freddo avrebbero
potuto raggiungerlo.
La siepe, però, stava in angustie. Temeva di far del male a quel batuffolo bianco, e si sforzava a tenere le spine
rattrappite: non dormì un momento tutta la notte!
L'agnellino invece dormì benissimo, e all'alba, quando uscì fuori dalla siepe, vide dinanzi a sè il buon pastore che
era venuto a cercarlo.
Il pastore, dopo aver accarezzato l'agnello, posò la mano sulla siepe e disse: "Sei la più povera e la più buona;
prima che giunga la primavera, avrai la tua ricompensa". Infatti, alla metà di marzo, la siepe si coprì di
fiorellini bianchi come il vello dell'agnello.