Totò, nome d'arte di Antonio De Curtis, è stato un attore, commediografo, paroliere, poeta e sceneggiatore italiano.
Soprannominato "il principe della risata", è considerato uno dei più grandi interpreti nella storia del teatro e del cinema
italiano.
Nacque a Napoli, il 15 febbraio 1898, come Antonio Clemente da una relazione clandestina di Anna Clemente con Giuseppe De Curtis,
che inizialmente non lo riconobbe.
Nel 1933 fu adottato dal marchese Francesco Maria Gagliardi Focas, mentre il padre naturale lo riconobbe legalmente soltanto
nel 1937. In seguito il tribunale di Napoli emanò sentenze che gli riconobbero una sfilza di titoli nobiliari, tra cui
spiccano altezza imperiale, conte palatino, cavaliere del Sacro Romano Impero, principe di Costantinopoli, duca di Durazzo.
L'assenza della figura paterna pesò molto, anche in seguito, sul carattere dell'attore.
Studiò al collegio Cimino senza ottenere la licenza ginnasiale: la madre lo voleva sacerdote, ma
a soli quindici anni, iniziò a frequentare i teatrini periferici esibendosi in macchiette e imitazioni.
Su questi palcoscenici di periferia incontrò attori del calibro di Eduardo e Peppino De Filippo.
Qui Totò imparò l'arte
dei guitti, ossia di quegli attori - napoletani e non - che recitavano senza una sceneggiatura ben impostata, arte alla quale
Totò aggiunse caratteristiche tutte sue: una conformazione particolare del naso e del mento - frutto di un incidente giovanile
col precettore del ginnasio - movimenti del corpo in libertà totale, da burattino snodabile, e una comicità surreale e
irriverente.
Nel 1922 si trasferì a Roma con la madre e in un primo momento ottenne alcuni ingaggi in compagnie di basso livello.
Dal 1925 iniziò a farsi conoscere anche a livello nazionale, recitando in spettacoli di variété, e andando in tournée nelle
maggiori città italiane.
Due anni dopo tornò a Napoli, al Teatro Nuovo con la Compagnia Stabile Napoletana Molinari.
In questo periodo conobbe un'attrice di varietà di origine genovese, Liliana Castagnola, con la quale visse una breve ma
intensa storia d'amore; ma la donna fatale, dopo diverse avversità, si suicidò ingerendo un intero tubetto di sonniferi.
Totò riprese a lavorare intensamente, e dal 1932 diventò capocomico, proponendosi nel genere dell'avanspettacolo.
L'avvento del cinema sonoro impose
questo cambiamento, e Totò divenne l'esponente più rappresentativo del nuovo genere, con riviste da lui anche scritte e portate
in scena in tutto il Paese.
Il 6 marzo 1935 si sposò con la fiorentina Diana Bandini Lucchesini Rogliani conosciuta quattro anni prima a Firenze durante
uno spettacolo; dall'unione, nel 1933, nacque la figlia Liliana.
Totò incontrò il cinema già nel 1930, con l'avvento del sonoro, quando fece un provino; in seguito partecipò ad alcuni
progetti mai realizzati, sino a giungere nel 1937 al suo primo film: Fermo con le Mani! Da allora la sua produzione fu
enorme.
Il periodo d'oro del comico si può circoscrivere dal 1947 al 1952, quello in certo senso più libero, con parodie di grande
successo che contengono riferimenti satirici piuttosto espliciti, in molti casi alquanto pesanti, all'attualità: il dopoguerra,
la borsa nera, i nuovi arricchiti, la sterilità di chi comanda.
Separatosi dalla moglie Diana, nel febbraio 1952 conobbe Franca Faldini, una giovanissima aspirante attrice romana.
La loro storia d'amore non fu frutto di un colpo di fulmine, ma si trattò di un progressivo avvicinamento fra persone
caratterialmente molto diverse.
I due andarono a vivere insieme e dalla relazione nacque un figlio nel 1954, Massenzio, che però, prematuro, visse solo poche ore.
Totò e la Faldini, così diversi - sia di carattere sia di mentalità - ebbero molti scontri, probabilmente dovuti
anche alla differenza di età. Furono anche sul punto di separarsi; continuarono tuttavia a vivere insieme fino alla morte
dell'artista.
Totò si prestò anche a esperimenti di cinema, come i primi film a colori ed addirittura in tridimensione. Essi richiedevano
una quantità di luce esagerata, che fu la probabile causa dei suoi primi disturbi alla vista.
La malattia agli occhi peggiorò progressivamente portandolo nel 1956 ad abbandonare la rivista. Poco dopo, dopo alcuni
distacchi di retina, divenne quasi cieco.
Gli ultimi giorni di vita di Totò furono densi, quasi sovraccarichi di lavoro. Nonostante la malattia l'attore continuava
ancora a fumare una sessantina di sigarette al giorno e a bere una quindicina di tazze di caffè, la sua normale razione
quotidiana.
Totò morì nella sua casa dei Parioli il 15 aprile 1967 all'età di 69 anni, stroncato da una serie
improvvisa di tre infarti.
La sua salma fu vegliata per due giorni da tutte le personalità della politica e dello spettacolo giunte a commemorarlo e a
rimpiangerlo.
Diversi suoi abituali modi di dire sono diventati ormai di uso comune; eccone alcuni:
"Signori si nasce e io, modestamente, lo nacqui!", "Io sono un uomo di mondo... ho fatto tre anni di militare a Cuneo!",
"bazzecole, quisquilie, pinzellacchere!", "Ma mi faccia il piacere!", "E io pago! E io pago!".
Totò interpretò dal 1937 fino alla morte ben 98 film per il grande schermo, quasi sempre come attore protagonista,
per una media di oltre 3 all'anno; ecco alcuni dei film più famosi:
Totò al giro d'Italia, Totò cerca moglie, Napoli milionaria, Tototarzan, Totò sceicco, L'oro di Napoli,
Siamo uomini o caporali?, Totò, Peppino e la malafemmena, I soliti ignoti, Signori si nasce, Totòtruffa,
I due marescialli, Totò diabolicus, Lo smemorato di Collegno, Totò e Cleopatra, Totò d'Arabia.
Per quanto riguarda il Teatro, Totò portò in scena, dal 1928 al 1957 circa 40 spettacoli tra commedie e rappresentazione
di avanspettacolo, oltre a dodici "grandi riviste". A partire dal 1931 Totò figura spesso anche come autore.
Sul piccolo schermo l'attore realizzò nel 1967 TuttoTotò, una serie di nove telefilm; inoltre girò alcuni sketch pubblicitari
per la RAI, che andarono in onda su Carosello, ed ebbe anche alcune apparizioni televisive in varie interviste.
Ecco il link ad alcuni pezzi di filmati interpretati da Totò che si possono trovare su YouTube: