Paolo Villaggio, scrittore, attore e comico italiano, con la sua dissacrante e grottesca ironia, è stato uno dei primi
attori brillanti in Italia che, attraverso la satira, è riuscito a far riflettere sui problemi della nostra società.
Il suo nome è legato indissolubilmente alla figura del ragionier Ugo Fantozzi, la sua creatura cinematografica più fortunata.
Nato a Genova il 30 dicembre 1932, egli passa un'infanzia abbastanza povera e rovinata dalla Seconda guerra mondiale.
Farà molti lavori (cameriere, speaker, intrattenitore su navi da crociera), tra cui l'impiegato presso la Consider. E'
in questa azienda che Paolo Villaggio crea il personaggio di Ugo Fantozzi, che in seguito lo renderà popolarissimo.
A scoprire la vena artistica di Villaggio fu Maurizio Costanzo, che nel 1967 gli consiglia di esibirsi in un cabaret di Roma.
Dopo una breve parentesi televisiva, passa alla macchina da scrivere facendo pubblicare dall'Espresso i suoi brevi racconti
incentrati sulla figura del ragionier Ugo Fantozzi, uomo dal carattere debole, perseguitato dalla sfortuna e dal megadirettore
della megaditta dove Fantozzi lavora.
Nel 1971 esce il libro "Fantozzi", edito dalla Rizzoli, basato proprio su questi racconti, dando a Paolo Villaggio notorietà
internazionale. Il successo del libro gli darà l'opportunità di darsi al cinema, ove Villaggio aveva già lavorato in alcuni
film minori, con successo e profitto, ottenendo la definitiva consacrazione con il celebre film "Fantozzi" di Luciano Salce
nel 1975.
Grazie al grande successo dei film sono entrate nel bagaglio lessicale dell'italiano medio espressioni come "Mi si sono
incrociati i diti", "Come è umano lei", oltre agli aggettivi "fantozziano" e all'espressione "Alla Fantozzi", nate per
indicare esperienze, atteggiamenti o situazioni nati male e finiti peggio, ed in generale l'essere perseguitati
dalla sfortuna.
Dopo il primo film su Fantozzi ne seguiranno tanti altri, ben 9 sul personaggio del mitico ragioniere, oltre a quelli
fatti interpretando personaggi minori, quali Giandomenico Fracchia e il professor Krainz.
A volte, e sempre con abilità e fortuna, Villaggio è uscito dalla routine delle sue creazioni, lavorando con maestri del
cinema, come nel 1990 con "La voce della Luna" di Federico Fellini (insieme a Roberto Benigni), o nel 1992 con "Io
speriamo che me la cavo" di Lina Wertmuller.
Tra i numerosi premi cinematografici ricevuti da Paolo Villaggio, vale la pena ricordare il David di Donatello del 1990,
il Nastro d'Argento del 1992 e il Leone d'oro alla carriera nel 1996.