La situazione politica nel Piemonte del Trecento è davvero ingarbugliata: suddiviso tra i poteri dei Savoia, Monferrato,
Saluzzo, Angiò e Visconti, in continua lotta fra di loro nel tentativo di espandere la propria inflenza.
I più diretti contendenti, che maggiormente aspiravano ad aumentare i propri possedimenti, furono allora i Savoia e gli
Angiò.
I Savoia iniziarono nei primi anni del secolo con Amedeo V il Grande una politica di piccoli passi con l'annessione di
alcuni territori e, in particolare, cercando di rafforzare alleanze, anche tramite opportuni mirati matrimoni di figle
e cugine con i rampolli dei rami avversari.
Tale politica fu proseguita anche dai suoi successori Edoardo il Liberale, Aimone il Pacifico ed Amedeo VI il Conte
Verde. Essi cercarono di mantenersi neutrali nei grandi scontri, come la guerra dei Cento anni fra Francia ed Inghilterra,
essendo imparentati con entrambi i contendenti, ma alla fine dovettero schierarsi a fianco della Francia.
Ad inizio secolo, grazie agli scontri tra Saluzzo e Monferrato, gli Angiò fecero la loro ricomparsa in Piemonte, ottenendo
una contea comprendente le provincie di Cuneo ed Asti.
Gli Angiò parteciparono attivamente a tutte le dispute sul territorio, alleandosi ora da una parte, ora dall'altra, cercando
di estendere i propri domini.
Dopo un periodo di relativo soccesso, arrivarono varie sconfitte e problemi ereditari legati ai diritti di successione, per cui a fine
secolo gli Angioini perdono ogni possedimento
in Piemonte dopo che Amedeo VI di Savoia, chiamato ad arbitrare una disputa tra Angiò e
Visconti, assegna Asti ai Visconti.
Poco dopo, in seguito all'appoggio di una spedizione nel Regno di Napoli per districare uno scontro interno fra gli Angiò,
il Conte Verde ottiene la provincia di Cuneo rafforzando ulteriormente il potere dei Savoia in Piemonte.