Mentre intorno all'anno Mille gli insediamenti abitati erano pochi e concentrati nei pressi di castelli,
con evidente funzione difensiva, dall'XI al XIII secolo si assistette ad un vero e proprio boom
degli insediamenti.
Grazie a diversi fattori positivi, in particolare fine delle invasioni e miglioramento del clima, la popolazione,
non solo piemontese, ma a livello europeo, iniziò ad aumentare.
Inizia così una grande opera di bonifica con nuovi insediamenti e la creazione di veri e propri villaggi, detti
villenove. Basti pensare che nell'area piemontese intorno al Po il numero di insediamenti passò dai poco più di
100 del X secolo a circa 500 nel XIII secolo.
I nomi dei centri sono molto parlanti: località come Castagnito e Castagnole Lanze indicano la nascita di un centro
abitato nei pressi di un bosco di castagne, mentre Villanova Monferrato e Villanova Mondovì indicano la nascita di
un nuovo centro abitato nei pressi di un villaggio già esistente.
Spesso la nascita di nuovi villaggi era un pretesto dei signori locali per concentrare uomini in funzione della
difesa del territorio sottraendoli ad altri poteri, come quello vescovile o dei comuni. Per attirare la gente, la
nascita del nuovo insediamento veniva allettata dalle franchigie, ossia dalla possibilità di liberarsi per diversi
anni dall'obbligo di pagamento dei tributi.
La nascita di un nuovo centro non era caotica, ma ben regolamentata. Per prima cosa veniva indivuato il sito più
adatto per ospitarla, poi venivano acquisiti i terreni; a questo punto veniva delimitato il perimetro, costituito
iniziamente da un fossato e talvolta da un terrapieno difensivo, infine si assegnavano agli immigrati i lotti
edificabili ed iniziava la costruzione degli edifici pubblici e privati.