La morte di Bonifacio I di Monferrato lasciò nelle mani del figlio, Guglielmo VI, un marchesato glorioso, che con le
imprese orientali era diventato di importanza europea, ma immiserito, in quanto proprio le spedizioni in
Terra Santa
si erano rivelate un peso enorme, non compensato da adeguate conquiste territoriali stabili.
Nel frattempo i domini orientali di Tessalonica, l'attuale Salonicco, furuno affidati al secondogenito Demetrio, che
faticò a lungo nel tentativo di mantenere i domini, ora minacciati dai Bulgari, sino alla capitolazione.
Nel Duecento il Monferrato era un dominio molto esteso ma non omogeneo; i suoi confini andavano ben oltre la zona che
attualmente chiamiamo Monferrato: dalla valle Stura sino a Tortona, dalla Valle d'Aosta sino a Savona. Ma in poche parti
di esso il potere veniva esercitato con continuità, e si trattava in genere di diritti sparsi e diversi vassalli.
I Monferrato
mutarono spesso le loro alleanze, anche di anno in anno, passando da legami con il Papa, a giuramenti
di fedeltà verso l'imperatore Enrico II, a patti con i vari Comuni. Il tutto sempre con le intenzioni di ricompense in
denaro ed aiuti in caso di guerre.
Il massimo momento di grandezza della dinastia si ha nella seconda parte del Duecento, sotto l'abile guida di
Guglielmo VII, salito al potere nel 1253. Egli fu un grande condottiero e divenne signore di molte città, estendendo la
sua potenza su Torino e sin quasi a Milano.
Cercò vanamente di circondare Asti e conglobarla per farne l'ideale nuova capitale del marchesato, senza riuscirvi. Anzi,
furono proprio queste mire a segnarne la fine. Nel 1290 fu catturato ad Alessandria e trascorse in prigionia gli ultimi 2
anni della sua vita.
Ciò segnò anche la fine del suo dominio, fondato più sulle sue capacità personali che su una reale egemonia territoriale,
e ben presto si staccarono dal marchesato molte città del Piemonte e della Lombardia.
Agli inizi del Trecento morì senza eredi diretti l'ultimo degli Aleramici,
Giovanni di Monferrato, segnando la fine della dinastia che passò, tramite la sorella Violante, nelle mani dei Paleologi che per altri
circa due secoli governarono questa parte del Piemonte.